Il Memoriale della Shoah di Milano è una testimonianza concreta delle deportazioni finalizzate allo sterminio nazista del popolo ebreo, un luogo dove fare memoria della strage più grave del XX secolo.

A Milano, proprio “sotto” i binari della stazione ferroviaria Centrale, su Piazza Edmond J. Safra, si trova il luogo dove gli ebrei partirono durante la seconda guerra mondiale verso campi di raccolta e di sterminio.

muro indifferenza

Tale luogo è stato restituito alla collettività grazie a Liliana Segre, deportata ad Auschwitz, sopravvissuta e oggi importante testimone dei fatti nonché senatrice a vita dal 2018 per la sua lotta contro l’indifferenza. Dai suoi racconti è stato valorizzato questo luogo, un tempo dedicato al carico e scarico di vagoni postali ma utilizzato dal 1943 per i convogli diretti ai campi di concentramento (Bergen Belse, Mauthausen), di stermino (Auschwitz- Birkenau) o ai centri di raccolta e smistamento in Italia (Fossoli, Verona, Bolzano).

La visita al Memoriale

All’ingresso una grande scritta riporta la parola “INDIFFERENZA” per sottolineare proprio l’indifferenza con la quale ancora oggi viviamo senza pensare agli altri, ai soli, agli emarginati, a chi è vittima di ingiustizie e violenza. Superato il “muro dell’indifferenza” una rampa di accesso porta ai binari dove si trovano alcuni vagoni ferroviari originali restaurati.

Un’installazione nominata “osservatorio” permette di vedere un filmato dell’Istituto Luce consentendo già di comprendere l’utilizzo originario del luogo.

Si visita il Memoriale in compagnia di una guida che ricostruisce la storia delle Shoah nel ‘900, l’istituzione delle leggi razziali in Italia, la deportazione e lo sterminio.

Viene descritto nel dettaglio il meccanismo di funzionamento di questi binari sotterranei dove i deportati venivano caricati dentro i vagoni merci, sotto i binari della stazione centrale. Questi vagoni venivano poi sopraelevati mediante un carrello traslatore e un ascensore montavagoni sui binari sovrastanti, proprio appena fuori la copertura voltata con le vetrate, lontano dalla vista dei passeggeri dei convogli ordinari.

Lo racconta nel dettaglio Liliana Segre:

…fummo sbarcati proprio davanti ai binari di manovra che sono ancora oggi nel ventre dell’edificio. Il passaggio fu velocissimo. SS e repubblichini non persero tempo: in fretta, a calci, pugni e bastonate ci caricano sui vagoni bestiame. Non appena un vagone era pieno veniva sprangato e portato con elevatore alla banchina di partenza. Fino a quando le vetture furono agganciate, nessuno di noi si rese conto della realtà. Tutto si era svolto nel buio del sotterraneo della stazione. […]

vagone deportazione

Senza dubbio la parte più toccante della visita è proprio l’avvicinamento ai vecchi vagoni dove gli ebrei venivano caricati (60-80 persone per vagone), lasciandoli per giorni senza acqua né cibo, senza l’uso del bagno ma solo di un bidone, con ben poche pause e con scarsa areazione. Durante la visita si attraversano i vagoni e ci si rende conto della enorme sofferenza vissuta durante questi viaggi in condizioni disumane verso destinazioni ignote per i deportati.

La presenza di aiuole di pietre rimanda non solo ai binari del treno ma all’usanza ebraica di posare una pietra per ricordare i defunti.

binari memoriale

Il Muro dei nomi e le lapidi dei convogli

Lungo il binario alcune targhe nella pavimentazione ricordano le date di partenze e le destinazioni dei convogli e su un muro sono proiettati i nomi dei 774 deportati stipati nei 2 convogli verso i campi di Auschwitz-Birkenau. Pensate che solo 27 sopravvissero.

Altri 18 convogli vennero caricati qui con deportati ebrei, partigiani e oppositori al regime, intellettuali, antifascisti, disertori e prigionieri di guerra.

muro dei nomi

Infine una piccola sala circolare semibuia è stata ideata come il “luogo di riflessione” dove fermarsi a pensare a ciò che si è visto e a questa tragica storia.

Alcune piccole sale (stanze delle testimonianze) mostrano video e testimonianze di deportati sopravvissuti, toccanti esperienze di questo tragico fatto storico di fronte alle quali non si può essere indifferenti.

memoriale shoah

Per non dimenticare

Il Memoriale si presenta oggi allo stato originario e dal 2013 è un luogo che consente di capire e fare memoria, sempre necessaria anche dopo più di 70 anni.

Il Memoriale della Shoah di Milano testimonia una storia di dolore e profonda ingiustizia. Devo dire che è stata una delle esperienze più toccanti della mia permanenza a Milano per qualche giorno e ho fatica pure a scrivere questo post ripensando a certe immagini.

A breve verrà aperta una biblioteca e uno spazio per attività di divulgazione e memoria.

Fino al 31 gennaio 2021 presso il Memoriale è allestita la mostra “In the death of one” con opere dell’artista americano William Congdon che durante la seconda guerra mondiale svolse l’attività di infermiere volontario per l’American Field Service seguendo le truppe di liberazione del campo di concentramento di Bergen-Belsen. Attraverso la sua arte e i suoi scritti testimoniò la tragica vicenda dei campi di concentramento. I suoi disegni rendono tutta la tragicità della Shoah e lo stato in fin di vita delle vittime.

congdon belsen

Non solo il Memoriale

A Milano ci sono altri luoghi della memoria. La Casa della Memoria è dedicata ad attività culturali e edi ricerca per raccontare la memoria.

Sparse per la città si trovano 24 “pietre di inciampo“, dei blocchetti quadrati in ottone situati davanti alla porta delle abitazioni nelle quali visse la persona deportata nei campi di sterminio. Le pietre sono diffuse anche in altre città e sono oggi il più grande monumento in Europa dedicato alle vittime di sterminio nazista. La pietra riporta il nome e la data di nascita, di arresto, e di morte, luogo di deportazione.

Orari di apertura:

Da domenica a giovedì ore 10.00 – 15.00 (ultimo ingresso 14.30)
La domenica la prenotazione è molto consigliata, soprattutto per poter assicurarsi di partecipare a una visita guidata.
Ulteriori informazioni su www.memorialeshoah.it

About the author

Daniele

Nato in Sardegna, ho vissuto a Firenze, Parigi, dove ho iniziato l'attività di blogger con "Un sardo a Parigi" e poi a Roma.
Dopo anni qua e là alla scoperta dell'Italia e di qualche località fuori dal bel paese, ho deciso di tornare in Sardegna per valorizzare e far conoscere la mia bellissima isola, il suo paesaggio, la sua storia e le sue tradizioni. Oltre alle diverse esperienze da vivere, in tutte le stagioni.

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