L’architettura romanica in Sardegna si diffuse molto nei secoli XI e XII all’epoca dei giudicati in concomitanza con il diffondersi degli ordini religiosi. Non tutti sanno che nel nord Sardegna si trovano numerose testimonianze del romanico nell’isola, oggi gioielli del patrimonio culturale e religioso.
Complice la costruzione di monasteri benedettini, che in passato circondavano le chiese e oggi in parte distrutti, il romanico si diffuse ampiamente nel nord-ovest della Sardegna conservandosi in ottimo stato fino ai giorni nostri. Oggi possiamo ammirare capolavori frutto del lavoro delle maestranze toscane che hanno saputo adattare i caratteri costruttivi dell’architettura romanica al paesaggio sardo e soprattutto alle diverse tipologie di materiali lapidei dell’isola.
Dalle facciate in marmo bianco, verde e rosa tipiche della Toscana, le chiese romaniche della Sardegna si distinguono per toni più scure: facciate bicorne in bianco e nero o in trachite rosa e bruna. Il risultato di questi adeguamenti sono una serie di capolavori che oggi decorano diversi colli del nord-ovest della regione.
Un itinerario di viaggio molto interessante può essere proprio quello del romanico, Ecco l’itinerario che vi propongo sviluppato partendo da Olbia verso Sassari.
Nostra Signora di Castro a Oschiri
Questa chiesa si trova poco fuori dal piccolo paese di Oschiri nel centro- nord della Sardegna. Vi ricordate quando vi ho dato dei consigli su cosa vedere in questo borgo?
La chiesa risale al XI-XII secolo e fu costruita non lontano dal lago Coghinas che si può ammirare dalla stessa chiesa e ai piedi dei Monti del Limbara. Lo stile è lombardo ma si è ancora incerti sulla data di costruzione.
E’ caratterizzata da una serie di cumbessias che la recintano. Le dimensioni della chiesa sono piuttosto ridotte e per questo motivo l’interno è costituito da un’unica navata. La facciata si caratterizza per il colore rosa e rosso dei blocchi di trachite e per l’imponente campanile a vela. Il portico posto all’esterno è stato costruito successivamente.
Chiesa di Santa Maria del Regno ad Ardara
Questa chiesa è una delle mie preferite. Si trova nel piccolo borgo di Ardara e si caratterizza per la facciata in pietra scura basaltica. Questa bellissima chiesa racconta la storia dei giudici di Torres che qui fecero edificare una cappella dove prestar giuramento. La chiesa fu poi ampliata nell’IX secolo grazie all’impiego di maestranze pisane.
L’interno è caratterizzato da alcuni dipinti che sembrano affreschi staccati e “appesi” sulle colonne, con figure di santi e apostoli, risalenti all’inizio del XVII secolo. L’altare ospita un preziosissimo Retablo tra i più belli che si conservano in Sardegna e il più grande fino ad oggi conservato.
Il Retablo custodisce dipinti sulla storia della salvezza con storie di profeti e santi e la Vergine e risale al XVI-XVI secolo.
Il santuario colpisce rispetto ad altre, per la sua imponenza e semplicità oltre che per il colore nero del basalto.
Basilica della Santissima Trinità di Saccargia, Codrongianos
Questa chiesa è senza dubbio la più nota in Sardegna ed un capolavoro per quanto riguarda l’architettura romanica. Nella sua maestosità, si caratterizza per la cromia bianca e nera che la fa risaltare nella piana di Saccargia, nel comune di Codrongianos, a pochi km da Sassari.
L’edificazione risale al XII secolo per volere del giudice Costantino I di Torres che ebbe un’apparizione in sogno. L’architettura ricorda molto lo stile pisano – pistoiese e il portico esterno testimonia la presenza anche di maestranze lucchesi.
Sebbene la Basilica sia moto grande l’interno è a unica navata e nell’abside sono da ammirare gli affreschi risalenti al XI secolo con Cristo in mandorla, la Vergine e storie della vita di Cristo.
Accanto alla Basilica permangono, come in altre chiese coeve, i resti del monastero e il suo chiostro.
Chiesa di Nostra Signora di Tergu
Non può che colpire chiunque vi ci si trovi davanti, la chiesa di Nostra Signora di Tergu nell’Anglona. Questa chiesa si caratterizza per il colore rosa della pietra impiegata e i contrasti con il calcare bianco, il rosone a motivi geometri. Curiosa anche la facciata dalla forma rettangolare con alcune decorazioni ad intarsio che ricordano Saccargia e Sorres.
Questa chiesa fu costruita nell’IX secolo dallo stesso giudice di Torres Mariano I che costruita la Santissima Trinità di Saccargia.
La Chiesa è oggi protagonista della processione del Lunissanti, un lungo e suggestivo pellegrinaggio di 11 chilometri il lunedì della settimana santa dal borgo di Castelsardo.
Nelle vicinanze si trovano i resti dell’antico monastero.
Merita una foto dal portale di ingresso.
Non lontano, nel territorio del piccolo paese di Bulzi si trova la Chiesa di San Pietro delle Immagini o del Crocefisso.
Da questa chiesa proviene il Gruppo scultoreo ligneo della Crocifissione di Bulz, oggi conservato nella chiesa parrocchiale, che rappresenta uno dei più antichi e meglio conservati della Sardegna. Ve ne parlerò più approfonditamente più avanti.
San Nicola di Silanis o di Solio, Sedini
A Sedini la Chiesa di San Nicola di Silanis è immersa nel verde di una piccola vallata a pochi km dal borgo. Recentemente restaurata, la definisco la San Galgano della Sardegna in quanto non ha più il tetto. Permane la facciata in parte ricostruita, l’abside e il fianco laterale. Colpisce il bianco della pietra calcarea con la quale è stata costruita per intero e la presenza di alcune iscrizioni in latino. Un piccolo capolavoro del romanico in Sardegna poco conosciuto.
San Pietro di Sorres, Borutta
Questa chiesa è l’unica che ha ancora il monastero. I monaci sono rientrati qui a metà del secolo scorso e rappresentano oggi l’unico monastero benedettino in Sardegna.
Venne costruita nei secoli XII e XIII in due fasi costruttive ma da sede vescovile subì una fase di declino per 4 secoli a partire dal 1503. Grazie all’arrivo dei monaci nel 1950 venne restaurata la chiesa e tutto il complesso.
La chiesa domina sulla cime di un piccolo colle a circa 500 m sul livello del mare, nel territorio di Borutta, in provincia di Sassari, nel Meilogu.
La struttura si caratterizza per la bicromia data dall’alternarsi del bianco della pietra arenaria e il nero del basalto. Spiccano le decorazioni geometriche a rombi della facciata e quelle a certi concentrici del perimetro.
All’interno tre navate sono suddivise da grossi pilastri, anch’essi bicromi, e le campate sono coperte da volte a crociera.
La sala capitolare ospita oggi una Via Crucis dipinta da Aligi Sassu. Nel Monastero si trova anche il Museo della cattedrale di Sorres dedicato alla storia della diocesi e del complesso monastico un laboratorio di restauro di libri curato da Don Gregorio Martin.