È passato un po’ di tempo da quando ho visitato la mostra dedicata a Maria Lai “Il filo e l’infinito” aperta a Palazzo Pitti a Firenze . Lai è stata un’artista sarda sempre più conosciuta nel mondo per la sua arte d’avanguardia. Nessun altro artista sardo a mio parere è riuscito ad interpretare la Sardegna come lei. Nessuno ha impiegato la tradizionale tessitura della Sardegna come similitudine della vita umana, un’insieme di relazioni da tessere, un disegno da seguire, un filo misterioso da ricamare.
Maria Lai è stata una delle poche artiste che ha permesso ai sardi di approcciarsi all’arte contemporanea con uno sguardo nuovo. Mi colpisce anche come oggi numerosi giovani si lascino influenzare ed interrogare dalla sua opera.
La Mostra “Maria Lai. Il filo e l’infinito” mi ha permesso di conoscere ancora di più la sua opera che ho avuto modo di apprezzare nel piccolo paese di Aggius, Gallura, dove si conservano alcune sue opere.
In questo post vi racconterò della mostra e di questa straordinaria artista. In fondo al post una raccolta di fotografie.
Maria Lai è riuscita a valorizzare la tessitura tradizionale sarda, facendo diventare l’artigianato una forma di arte contemporanea. Per Maria Lai la vita è come un insieme di relazioni “da tessere”, un filo da seguire, che unisce le persone tra di loro in maniera misteriosa.
Il filo è un oggetto fine, anche insignificante, ma solo insieme ad altri fili riesce a diventare qualcosa di più robusto e duraturo nel tempo. così è la vita umana. Secondo Maria Lai l’arte unisce, e solo insieme agli altri riusciamo a vivere la nostra vita e a trovarne un senso. L’arte di Maria Lai ha questo richiamo esistenziale e sociale.
L’arte sembra un nulla, come l’aria, ma è indispensabile all’esistenza. Maria Lai
Legarsi alla Montagna
La mostra inizia con il documentario dedicato a “Legarsi alla Montagna” un importante evento di arte partecipata svoltosi a Ulassai, il suo paese nell’Ogliastra, considerata la prima opera relazionale in Italia.
L’arte per Maria Lai è infatti uno strumento che consente la relazione. L’arte unisce le persone, crea relazione, aiuta a vivere, come dicevo poc’anzi.
Era il 1981 quando Maria decise di realizzare quest’opera coinvolgendo numerosi suoi compaesani. Quest’opera si è ispirata all’antica leggenda di una bambina che persa in un violento temporale si rifugiò in una grotta Aggrappandosi ad un nastro viola spuntato dal cielo la bambina si salvò da una frana. In questo modo Maria ha voluto ricreare dei legami tra i suoi compaesani, le sue leggende e il paesaggio. Di seguito un video sull’opera.
Questo è l’insegnamento di Maria Lai: l’arte e la bellezza ci possono salvare la vita. Forse ancora oggi non riusciamo a capire il significato profondo di questa sua opera così particolare. Spesso mi viene da riflettere a cosa pensavano quelle donne mentre si attingevano a legare le proprie case con un nastro azzurro fino alla montagna per ben 26 km! e “come avrà fatto Maria Lai a convincere quelle persone a partecipare a quell’opera?”. Mi ha colpito molto vedere insieme, adulti, anziani e bambini che partecipavano così impegnati (e, forse, non del tutto convinti) ad una macro opera d’arte. Un paese che realizzava la prima opera d’arte relazionale in un mondo così lontano, all’epoca, all’arte contemporanea.
Se vogliamo anche il mio viaggio a Firenze è stato un viaggio “di legame”. Un viaggio breve ma intenso in quella città che in sei anni di permanenza mi ha dato tanto. Ho studiato, sono cresciuto, mi sono adattato, ho conosciuto una parte del “mondo fuori dall’isola”, mi sono fatto degli amici. In fondo siiamo tutti fatti di legami di questo tipo.
I telai
Nella mostra di Firenze erano esposti alcuni dei suoi telai, opere che trasformano uno degli strumenti di lavoro dell’artigianato sardo in un vero e proprio supporto artistico capace di raccontare la fatica e la pazienza del lavoro e la bellezza dell’arte. Quelli in mostra a Palazzo Pitti mi hanno colpito per la ricchezza di materiali e colori. Spesso Maria utilizzava pezzi di legno, parti di telai, fili e altri materiali seguendo la scultura polimaterica che si diffondeva nella seconda metà del secolo scorso.
Arte come tessitura
Riferendosi continuamente alla tessitura, tra le opere di Lai non vi sono tele dipinte ma tele cucite come dei patchwork studiati nei dettagli. Le tele di Maria Lai sono disegnate da tessuti colorati e ricercati, fili intrecciati tra loro spesso in complessi nodi, i legami appunti.
I lenzuoli e i libri
Colpiscono senza dubbio tutti i visitatori di una sua mostra i lenzuoli scritti, anzi per l’esattezza cuciti. Il lenzuolo è per Maria Lai quasi il testamento più importante di un individuo, essendo l’oggetto che lo accompagna dalla sua nascita fino alla morte. I lenzuoli cuciti sono un’insieme di pagine ricamate, come dei testamenti scritti su quei tessuti che accompagnano gli uomini per tutti i giorni della vita.
Tra i libri tessuti da Maria Lai si fanno notare quelli delle fiabe che per l’artista rappresentano una possibilità di unire il concreto al ciò che non lo è, o non si mostra. Non si può dire che le opere di Maria Lai non siano opere che parlino, che raccontino qualcosa. A loro modo fanno interrogano, fanno riflettere, aiutano a comprendere aspetti della vista come il suo senso ultimo, il rapporto con gli altri, il legame con Dio.
Alcune sue opere sono realmente frasi cucite su pezzi di stoffa, dove il messaggio è più diretto ancora.
“L’uomo ha bisogno di mettere insieme il visibile e l’invisibile perciò elabora fiabe, miti, leggende, feste, canti, arte”. (Maria Lai 1999)
Mi hanno molto colpito anche le autobiografie. Una pagina tessuta e incorniciata come a mo’ di piccolo e umile testamento.
La mostra di Firenze contiene anche un video in cui Maria Lai raccontava la sua storia: pensate a questa donna che negli anni ’30, in un mondo fortemente legato alla tradizione, decise di dedicarsi all’arte! Nel video l’artista esprimeva la sua gratitudine nei confronti dello scrittore Salvatore Cambosu e dell’artista Arturo Martini, suo insegnante all’Accademia delle Bella Arti di Venezia. Entrambi hanno influenzato la sua arte.
Vivere è aprire una porta dopo l’altra. Per vedere cosa fa l’imprevedibile. Arturo Martini
Essere è tessere
Anche se nella mostra di Firenze quest’opera non era citata non posso non parlarvi della presenza di Maria Lai nel paese di Aggius. Essendo questo borgo dell’alta Gallura, il custode dell’arte della tessitura del tappeto con il telaio a mano, Maria Lai ci si sentì a casa. Oltre a realizzare alcuni telai che oggi decorano le strade del centro storico e del museo etnografico, Maria Lai organizzò “Essere è tessere“, anch’essa un’opera d’arte che possiamo definire relazionale. Realizzata ad Aggius nel 2008 e rievocata lo scorso giugno durante l’inaugurazione del nuovo museo di arte contemporanea a cielo aperto. Durante questo evento l’artista organizzò una serie di giochi e le tessitrici mostravano alle ragazze l’arte della tessitura. Penso che quell’evento abbia aiutato gli abitanti di Aggius ad amare ancora di più la loro tradizione e l’arte.
La Stazione dell’arte
Cito per completezza di argomento e per segnalarne l’importanza, la Stazione dell’Arte di Ulassai dedicata all’opera di Maria Lai.
La Stazione dell’arte nasce per volontà della stessa Maria Lai e di tanti ulassesi. Lai decise di donare al suo paese una parte della sua opera, oggi conservata nei locali della vecchia stazione ferroviaria fuori dal paese. Quello che un tempo era un luogo di partenze e arrivi di tanti ulassesi è diventato un centro di confronto e studio sull’arte contemporanea.
Si tratta in realtà di un museo diffuso che comprende anche altre opere dell’artista realizzate nel paese: La Case delle Inquietudini, La Scarpata, Via Venezia, il Gioco del volo dell’Oca.
Se siete curiosi di conoscere di più su Maria Lai visitate il sito della Stazione dell’Arte www.stazionedellarte.com e quello della Fondazione a lei intitolata maria-lai.com
Le ultime mostre e quelle da non perdere
Ogni anno in Italia e all’estero vengono organizzate diverse mostre dedicate all’opera di Maria Lai.
Nel 2017 l’arte di Maria Lai è stata selezionata per la Biennale di Venezia e forse anche da quel momento se ne parla molto in questi anni.
Oltre a quella di Firenze (aperta dall’ 8 marzo al 3 giugno 2018 presso l’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti), ne sono state aperte altre due nella penisola e due sono attualmente aperte in Sardegna.
A Roma lo studio Stefania Miscetti ha proposto la mostra Maria Lai. Pagine aperta dal 18 gennaio al 5 maggio 2018.
A Milano presso la M77 Gallery dal 28 settembre al 7 novembre 2018 l’ esposizione “A proposito di Maria Lai” ha mostrato una selezione di opere dell’artista.
In occasione del centenario della nascita dell’artista, fino al 19 marzo 2019 è alla Stazione dell’Arte di Ulassai è aperta la Mostra “Maria Lai. Sguardo Opera Pensiero” a cura di Davide Mariani, giovane direttore artistico del museo.
Fino al 31 marzo 2019, invece, presso l’Ex Convento del Carmelo a Sassari è aperta la mostra Maria Lai. Art in Public Space, anch’essa curata da Davide Mariani e organizzata dall‘Amministrazione Comunale di Sassari in collaborazione con l’Archivio Maria Lai.