E’ visitabile fino al 31 agosto 2018 a Olbia la mostra fotografia organizzata dall’Isre – Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna – in collaborazione con l’Associazione Deamater e il Comune di Olbia su Guido Costa, fotografo del primo Novecento.
La mostra è gratuita e aperta tutti i giorni dalle ore 18 alle ore 24.00 presso la Sala Expò di via Porto Romano in pieno centro città.
Si tratta di un’esposizione di fotografie di Guido Costa nato a Sassari nel 1871 e morto a Cagliari nel 1951, insegnante di inglese e giornalista pubblicista che apre al pubblico olbiese la collezione del Fondo Costa appartenente all’Istituto Superiore Regionale Etnografico.
Guido Costa, fotografie della Sardegna del primo Novecento.
La mostra permette di fare un viaggio nella Sardegna di una volta, quella del primo Novecento. I paesi della Sardegna e i suoi abitanti sono raccontanti attraverso la macchina fotografica di Costa.
L’itinerario fotografico mostra diverse zone della Sardegna, da nord a Sud, da Caprera a Cagliari passando per i piccoli paesi dell’interno come, Fonni, Desulo e Aritzo, e il Campidano. Si tratta per la precisione di 127 negativi in bianco e nero su lastre di vetro e su pellicola al nitrato.
L’esposizione segue un percorso tematico accompagnando fotografie di paesaggio a ritratti maschili e femminili, luoghi, attività, oggetti. Oltre a dimostrare una buona conoscenza della tecnica emerge la sensibilità del fotografo nella composizione delle immagini.
In particolare mi ha colpito la capacità di sottolineare alcuni dettagli, come ad esempio quelli ornamentali delle case di una volta (loggiati, finestre) così come la capacità di unire la fotografia di ritratto a quella di costume. E’ evidente l’interesse di Costa a raccontare la vita della gente comune, siano essi borghesi nei bar della Cagliari di un tempo siano essi minatori o agricoltori del Campidano.
Che affascinanti le fotografie delle ragazze di una volta nei costumi tradizionali del proprio paese! Oggi abbiamo un’immagine un po’ distorta dei costumi tipici perché vengono indossati solo durante feste ed eventi. Pensate a prima quando venivano indossati più frequentemente e la ricchezza di questi costumi colorava la quotidianità dei paesi della sArdegna!
La fotografia di Costa è propria un’importante testimonianza della Sardegna di un tempo: la povertà e semplicità della vita agropastorale dei paesi e la ricchezza dei volti e dei costumi dei loro abitanti. Una semplicità di vita di cui certe volte sentiamo nostalgia e ci fa piacere ricordare.
A Olbia si fanno tanti eventi dedicati al cibo e poche mostre. Non perdetevi questa esposizione: avrete modo di fare un salto nel tempo e scoprire qualcosa di più sulla storia della Sardegna e il suo paesaggio.
Come si legge nel comunicato stampa “sono i suoi ritratti gli elementi più interessanti. Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più a ripetersi esistenzialmente. Quello che Guido Costa fissa per sempre è il volto, che si fa luogo dell’incontro. Soffermandosi sui volti – dei ragazzi che escono da scuola, delle donne che sfilano in processione- stabilisce una relazione. E’ il momento dell’epifania, della scoperta, della rivelazione della presenza dell’altro, con tutto il suo universo interiore, con tutta la sua umanità. Il volto è lo strumento attraverso il quale la Sardegna del primo Novecento si fa attuale, si rivela, si palesa. I volti di Guido Costa dicono “eccomi”: chiedono la nostra risposta e la nostra attenzione”.