È stato davvero un piacere ricevere l’invito a visitare il Museo del Vino di Berchidda. Da diverso tempo, infatti, volevo visitare questo piccolo museo che racconta la storia del vino in Sardegna dal passato alle produzioni del presente.
Ospitato presso un moderno ed elegante edificio è un Museo-Enoteca dove oltre a conoscere le origini del viticoltura nell’isola, i vitigni e tutti gli aspetti di quest’antica tradizione è possibile anche degustare ottimi vini bianchi e rossi provenienti da tutta l’isola! Una visita multisensoriale dove vengono coinvolti tutti sensi, un’esperienza insolita per un museo in Sardegna.
Siamo nel centro del Nord Sardegna, al limite tra la Gallura e il Logudoro, nel territorio del Monte Acuto. Berchidda si trova alla pendici della catena montuosa dei monti del Limbara. È un paese noto non solo per gli ottimi vini Vermentino che vengono prodotti su queste colline ma anche per il Festival internazionale Time in Jazz che ogni anno l’artista Paolo Fresu organizza in Gallura. Artisti provenienti da ogni parte del mondo si esibiscono nelle cornici naturali del Limbara, dei borghi del nord-est Sardegna e dei suoi siti archeologici richiamando in pieno agosto appassionati e turisti dalle coste.
Ammetto di essere stato per la mia prima volta nel territorio di Berchidda e sono rimasto molto colpito dalla bellezza del paesaggio verdeggiante, dai vigneti che si distendono in vicinanza del fiume Silvani che rifornisce il lago artificiale del Coghinas. Un paesaggio gallurese che merita di essere visitato.
Quella del Vermentino e del vino in generale è una parte della Sardegna che ancora non vi ho ancora raccontato per bene. Eppure in Sardegna il vino è prodotto sempre di più, aumentano le cantine e i vini conquistano un numero maggiore di palati raffinati. Ben venga un ritorno alle campagne e la valorizzazione di un prodotto strettamente territoriale, buono, sano e che fa crescere l’economia locale. Non solo Vermentino, Cannonanu e Carigagno, i vitigni autoctoni sardi sono molto di più, alcuni dei quali poco conosciuti. Al Museo del Vino potrete conoscere aspetti della produzione del vino in Sardegna che non conoscete.
Il Museo si sviluppa attraverso un percorso costituito da pannelli didascalici e dall’esposizione di antichi strumenti che mostrano le diverse fasi di lavorazione per ottenere il vino: dalla coltivazione alla cantina. La visita al Museo inizia con il racconto della storia del vino in Sardegna. La presenza di anfore vinarie rinvenute nell’arcipelago de La Maddalena sono la testimonianza delle importazioni di vino in epoca greca e romana; queste però risultano essere più tardive rispetto ad una produzione locale di vino già presente nell’isola. Recenti studi, infatti, hanno evidenziato come già i nuragici producessero vino (IX secolo a.C.) così come tracce di semi e vinaccioli in diversi siti archeologici testimoniano la coltivazione della vite durante l’età del Bronzo oltre che oggetti per la conservazione del vino come brocche in terracotta.
La produzione del vino in Sardegna, ha quindi origini antichissime con periodi di grandi coltivazioni in particolare durante il periodo romano e il Medioevo permettendo alla Sardegna di essere conosciuta per un’importante economia del vino.
Conoscete i vitigni autoctoni della Sardegna? Al Museo del Vino potrete conoscerne qualcuno in più rispetto ai più noti. Bianchi e rossi, e adatti a terreni ed esposizione differenti. La Sardegna ha terreni molto diversi ed altitudini variabili, così come l’esposizione ai venti e al mare. Tutti questi fattori influiscono sul vino permettendo, com’è noto, di avere una diversificazione dei vini anche all’interno dello stesso vitigno.
Come rossi la scelta è ampia: dal Cannonau principalmente coltivato in Ogliastra (e le sottodenominazioni DOC di “Jerzu”, “Capo Ferrato”, “Nepente di Oliena “) al Cagnulari, tipico della provincia di Sassari, dal Bovale al Carignano del Sulcis fino al Monica, al Nieddu e al Pascale. Come bianchi in Sardegna si produce principalmente Vermentino (utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna”, “ Alghero Vermentino frizzante” e “Cagliari Vermentino”) ma anche Moscato, Nuragus nel Cagliaritano, il Semidano e il Tornato.
La Malvasia di Bosa e la Vernaccia di Oristano sono recentemente tornate a far parlare di sé anche se difficilmente abbinabili a causa del gusto fortemente dolciastro.
Visitando il Museo si possono ammirare arnesi di lavoro per l’aratura della terra, la potatura della vite e l’immancabile carro a buoi, protagonista del lavoro contadino in Sardegna.
Una volta approfondita la coltivazione delle vite si passa alla sezione dedicata alla preparazione del vino vera e propria con la pigiatura e la fermentazione che venivano fatte in un grosso recipiente (lu laccu) realizzato da blocchi in granito già dall’antichità così come testimoniato da alcuni scavi archeologici. Il MUVI conserva oggi un grosso tino in granito risalente al periodo romano.
Come sappiamo in passato la pigiatura avveniva con i piedi nelle produzioni domestiche ma si sono poi diffuse diverse macchine pigiatrici, più igieniche, alcune delle quali già consentivano la separazione degli acini dal raspo (deraspatrici).
Il Museo conserva un bellissimo tornio in legno risalente all’800 che raccoglieva il succo della spremitura su un basamento in granito scolpito e altri torni più recenti in legno e metallo, molto simili a quelli utilizzati ancora oggi.
Un’ultima sezione del percorso racconta la fase finale ovvero l’imbottigliamento e quindi la lavorazione del sughero e l’ottenimento dei tappi decisivi per la conservazione e affinamento del vino. Come vi ho raccontato più volte sul blog la Gallura può vantare una tradizione importante nella lavorazione di questo materiale naturale riuscendo ad essere uno dei settori economici più importanti nonostante la concorrenza della plastica e di produttori stranieri. Alcuni oggetti in sughero testimoniano l’uso frequente di questo materiale in Gallura anche per altri usi.
Infine, una vetrina conserva bottiglie di vino di un tempo a dimostrazione dell’importante produzione del vino in Sardegna e anche di come nel tempo sia cambiato il design delle etichette e le informazioni da esse fornite.
Una sala posta al piano superiore espone fotografie provenienti dal territorio del Monte Acuto e dei suoi paesi mostrando insieme ad alcuni antichi manufatti della vita di un tempo, la storia, il paesaggio e le tradizioni artigianali di questa zona della Sardegna. Un invito a conoscere il territorio circostante, un angolo di Sardegna poco conosciuto ma ricco di storia e paesaggi.
La visita al Museo si conclude con una degustazione di vini. Non ci poteva essere modo di concludere la visita al museo conoscendo il vino in modo diretto e multisensoriale, coinvolgendo vista, olfatto e palato, grazie alla compagnia di Antonella, che grazie alla sua esperienza di sommelier mi ha accompagnato alla scoperta di un Vermentino locale, dei suoi profumi e delle sue caratteristiche. Devo dire che durante la nostra chiacchierata mi sono appassionato molto a questo mondo, al quale sono legato fin da piccolo, da quando ho avuto la passione a coltivare un piccolo vigneto di famiglia al quale dedico passione e tempo libero.
L’Enoteca Regionale della Sardegna, affiancata al Museo, dove è possibile anche acquistare i vini esposti, propone vini tradizionali ma anche vini meno noti, grazie ad un’attenta e selezionata ricerca continuamente aggiornata con vini provenienti da cantine di tutta l’isola. Devo dire che inorgoglisce un po’ vedere come in Sardegna ci sia una produzione di vini così ampia, alcuni dei quali molto conosciuti fuori dalla regione e anche dal nostro paese. Le diverse realtà produttive hanno messo su negli ultimi 15-20 anni un interessante valorizzazione del territorio che fa crescere la nostra identità collettiva oltre che la nostra economia.
Il Museo del Vino fa parte della Strada del Vermentino di Gallura D.O.C.G. associazione nata alcuni anni fa per valorizzare le produzioni vitivinicole ed agroalimentari della Gallura attraverso la promozione del turismo enogastronomici. La Strada del Vermentino propone percorsi di conoscenza del territorio tra Cantine e Aziende Vitinicole, Agriturismi, Enoteche e Musei per visitando vigne, assaporando prodotti tipici e gustando l’accoglienza del nostro territorio. Una mappa dei percorsi è disponibile a questo link.
Perché, ad esempio, non pensate di fare un tour in Gallura visitando una cantina, il Museo del Vino di Berchidda e poi il Museo del Sughero di Calangianus? Potrebbe essere un’idea per approfondire la conoscenza del territorio e della sua cultura.
Il museo organizza anche corsi sulla viticoltura e l’enologia e corsi di degustazione, eventi legati al mondo della musica e del cinema, per avvicinare più persone ad una conoscenza più approfondita della cultura del vino, un patrimonio della nostra terra da tutelare e tramandare.
Affiancato al Museo si trova un vitigno didattico utilizzato durante attività attività di formazione e corsi di divulgazione.
Come arrivare al Museo del Vino di Berchidda
Da Olbia prendere la SS 597 e la SS 729 in direzione Sassari e prendere l’uscita per Berchidda. Segunedo le indicazioni si arriva facilmente in cima al paese dove si trova il Museo, Via Gian Giorgio Casu, 5. Il tragitto in auto dura circa 30 minuti.
Da Sassari si arriva a Berchidda in circa 50 minuti prendono la SS729 passante vicino a Codrongianus e Oschiri.
Il Museo del Vino MUVI di Berchidda – Enoteca Regionale della Sardegna è aperto tutti i giorni da martedì a domenica con i seguenti orari:
ottobre – aprile 9.00 – 13.00 /15.00 – 18.00; sabato e domenica 15.00 -19.00
maggio – settembre 10.00 – 14.00 / 16.00 – 19.00; sabato e domenica 16.00 – 20.00
Ulteriori informazioni su www.muvisardegna.it