Oggi vi parlo di Oliena. Vi riporto i miei appunti di viaggio di una domenica passata alla scoperta di questo paese del centro della Sardegna in occasione di Autunno in Barbagia la manifestazione che fino a dicembre permette di visitare tanti borghi di questo zona della Sardegna. Cosa vedere ad Oliena? Sì, vi parlerò anche di questo ma anche della mia esperienza in questo paese nel centro dell’isola.
Lo chiamano il “cuore della Sardegna” ed in effetti quello verso la Barbagia è a mio parere proprio un viaggio nel profondo della storia e della cultura della Sardegna. Perché proprio lì in quei piccoli paesi con chiese e case costruite centinaia di anni fa, sono conservate storie antiche e misteriose, tradizioni nate nella notte dei tempi e che vengono portati avanti ancora oggi, mestieri legati all’amore alla natura, sapori autentici che ricordano la cucina dei nostri nonni.
Dopo un’ora e venti circa in macchina da Olbia ho scollinato l’altopiano di Nuoro e attraversato oliveti che mi hanno ricordato quelli della Toscana, giungendo ad Oliena. Si tratta di un paese neanche così piccolo come pensavo (gli abitanti sono circa 7000) costruito sulle pendici del Monte Corrasi; affascinante dunque ammirarlo mentre ci si arriva in auto o camminando per le sue strade. Mi è sembrato di essere su un paesino delle dolomiti!
E’ proprio qui, che una ventina di anni fa nascevano le “Cortes Apertas” (letteralmente “corti aperte) un evento con il quale il paese ha voluto aprire le porte a turisti e viaggiatori per farsi conoscere. Perché Cortes Apertas? Perché vengono aperte le corti, i cortili interni, delle abitazioni private di una volta. Per valorizzare questi borghi in via di abbandono e far conoscere tradizioni attraverso la dimostrazione pratica di antichi mestieri come la cottura del pane, il ricamo, la produzione di formaggi etc. Gli abitanti sono tutti coinvolti per dare il benvenuto, preparare da mangiare, spesso con indosso i costumi tipico del paese.
La manifestazione ha coinvolto negli anni altri paesi limitrofi fino a diventare “Autunno in Barbagia“, manifestazione che ad oggi comprende più di 30 paesi ogni fine settimana da settembre a metà dicembre. Un modo per valorizzare l’interno della Sardegna e la sua cultura e promuovere il turismo in bassa stagione.
Oliena mi ha colpito per la sua accoglienza. Neanche entrato in paese chiedo informazioni per poter avere una mappa dell’evento che subito mi offrono un bianchitto (meringa)! E poi successivamente un bicchiere di Nepente, il vino cannonau che producono da queste parti. Non è scontato essere accoglienti in Sardegna: da paese a paese cambiano le abitudini. Alcuni paesi accolgono a braccia aperte “lo straniero”, altri sono più aperti verso gli ospiti (facendo un discorso generale possiamo però dire che siamo molto accoglienti e che l’ospite è trattato come uno di famiglia se non addirittura meglio…).
L’accoglienza di Oliena la vedi non solo nelle vecchie case e nei cortili aperti in questa occasione, ma anche nei volti delle persone, sorridenti, interessate a parlare, inaspettatamente intente a conoscerti e a sapere da dove vieni. Il cuore della Sardegna di cui parlavo prima è anche questo, quello che dona, accoglie a braccia aperte senza avere nulla in cambio.
Oliena è un paese di contrasti. Mi ha molto colpito passeggiando per le vie di questo vecchio borgo ammirare vecchie case, piccoli edifici che tra loro creano degli scorci molto carini ma anche spesso diroccate, affiancate da costruzioni più moderne che purtroppo rovinano l’armonia di certe strade. Ma non solo, molti di questi edifici non sono finiti, ed è questa una caratteristica di molti paesi della Sardegna che a me non piace molto. Capita spesso di vedere strutture in cemento armato lasciate a sé, o di vedere abitazioni con mattoni rossi a vista poiché la facciata non è stata completata.
Nonostante questo Oliena ha molto da mostrare di bello e interessante. Qua e là troverete pure diversi murales, perché in Barbagia, come diversi paesi della Sardegna è facile che ci siano opere d’arte sui muri delle case. Lo sapevate?
Forse la street art, come si definisce ora, potrebbe aiutare la valorizzazione di questi piccoli borghi, sia favorendo la riflessione sul futuro dei piccoli paesi, sia favorendo lo sviluppo del turismo. Qualcuno ha iniziato a capirlo. Guardate, ad esempio, quest’installazione realizzata di recente in occasione dell’evento “Primavera nei borghi di eccellenza” da Roberto Virdis, un architetto e designer sardo. L’artista ha pensato di usare vecchie pentole e strumenti casalinghi dipinti di blu per farli esplodere dalle finestre di quest’antica abitazione. Un modo per riflettere sullo spopolamento dei paesi e il futuro dei nostri borghi.
Ecco, Oliena è così: dietro un angolo, in fondo ad una stradina ti puoi trovare una chiesetta del ‘700 con la facciata originale oppure un murales fresco di pennello. Una giovane a suo agio e sorridente nel colorato costume tradizionale o un’anziana signora tutta di nero, come si usava una volta. E’ forse il paese dove la tradizione continuamente dialoga con la modernità, la nostalgia del passato con il passare del tempo, l’artigianato con le nuove forme di espressioni artistiche. E’ evidente il desiderio di crescere e innovarsi senza perdere il fascino delle proprie tradizioni.
Passeggi per Oliena e trovi in giro numerose opere di Liliana Cano, un’artista sarda che con le sue opere ha colorato non solo le strade di questo paese ma anche le sue antiche chiese. Alcune sue opere decorano la Chiesa di Santa Maria e la Chiesa di Santo Lussorio e rappresentano scene della vita e della passione di Cristo. Liliana Cano è riconoscibile per l’impiego di un disegno marcato, fatto di importanti pennellate nere, tratti decisi e l’uso di colori, spesso pochi ma intensi. Un tipo di rappresentazione che non nasconde l’amore per il realismo e la resa dei sentimenti.
Nelle diverse corti si incontrano donne impegnate nella cottura del pane carasau e di paneddas (un tipo spianate) oppure di torni di formaggio (cajadinas o casadina salìa) o le famose sevadas. Tranquilli, tutte queste cose stuzzicanti potrete pure assaggiarle. Durante l’evento sono organizzati diversi punti di ristoro che offrono menù a bassi prezzi con salami e formaggi, gnocchi tipici, cinghiale in umido, panini con fettina o salsiccia, porchetta arrosto, dolci. Quelle che vedrete fare con le mani di artigiani locali potrete assaggiarlo!
Oliena è il paese di un vino noto in tutto il mondo. Il Nepente di Oliena è un tipo di vino rosso dal sapore intenso, ottenuto da uve cannonau che si è fatto conoscere pure da Gabriele D’Annunzio il quale durante la scrittura della presentazione di una guida alle Osterie d’Itallia di Hans Bart, scrisse un articolo sul Corriere della Sera elogiando il vino di questo paese:
“Ma se pur vorrete sostare alla foce d’Arno [..] io vi prometto di sacrificare alla vostra sete un boccione d’olente vino d’Oliena serbato da moltissimi anni in memoria della più vasta sbornia di cui sia stato io testimone e complice. Non conoscete il Nepente d’Oliena neppure per fama? Ahi, lasso! Io son certo che, se ne beveste un sorso, non vorreste mai più partirvi dall’ombra delle candide rupi, e scegliereste per vostro eremo una di quelle cellette scarpellate nel macigno che i Sardi chiamano Domos de Janas, per quivi spugnosamente vivere in estasi fra caratello e quarteruolo. Io non lo conosco se non all’odore; e l’odore, indicibile, bastò a inebriarmi.
E poi ancora l‘olio. Il territorio di Oliena è uno dei pochi in Sardegna dove si produce l’olio. Non tutti i terreni sono adatti alla coltivazione dell’olivo, vuoi per tipo di terreno, vuoi per esposizione ai venti, ma qui ad Oliena le pendici dei monti del Supramonte sono adatti alla produzione di un olio molto saporito.
Visitare le antiche corti di Oliena è scoprire che un tempo si abitava in piccole case basse, che il pane si cuoceva ogni giorno a casa su un forno basso. Che i sapori di ciò che si mangia è tanto più ricco in sapore quanto più è fatto in casa e con semplici ingredienti. Che l’azzurro alle porte e alle pareti nell’interno delle case di Oliena rimarrà ancora un mistero non svelato, decisamente di più di quello del blu di Santorini.
Scoprirete che ci sono ancora tradizioni che si tramandano di madre in figlie, come il ricamo degli scialli. Quelli di Oliena, infatti, sono tra i più apprezzati in Sardegna. Realizzati a mano richiedono ore di lavoro, con almeno 3 mesi di tempo, ma tanta pazienza e enorme passione. Gli scialli sono realizzati su un tessuto nero che funge da lavagna, dove vengono raffigurati, ricamandoli a mano, fiori di tanti colori spesso arricchiti da fili dorati ed argentati e da pietre preziose.
Oliena vi aspetta per farvi scoprire questo e tanto altro.
In fondo al post una galleria di immagini.