Sono i nuovi spazi espositivi al piano terra del Museo dell’Ara Pacis ad ospitare la mostra dedicata al fotografo francese Henri Cartier-Bresson.

Non conoscevo questo fotografo, senza dubbio devor aver visto in passato (forse a Parigi?) qualche fotografia qua e là anche se mi erano più familiari gli scatti di Doisneau visto quasi due anni fa alla mostra organizzata al Palazzo delle Esposizioni.

La mostra – già esposta al Centre Pompidou di Parigi – mi ha colpito sia per la numerosità delle fotografie esposte (più di 500) sia perché permette di conoscere in maniera molto approfondita la vita e l’opera di questo fotografo. Pensare che Bresson ha vissuto quasi cento anni (è nato nel 1908 e morto nel 2004) fa riflettere di quanti fatti storici sia stato testimone. Non solo, ce ne ha lasciato testimonianza grazie alla sua profonda conoscenza della macchina fotografica. Non aa caso è stato soprannominato l’occhio del secolo.
Bresson che più che un fotografo-artista ha sempre voluto rimanere un fotoreporter, avendo avuto l’opportunità di viaggiare in varie parti del mondo ha fotografato la guerra civile in Spagna (vedi foto qui di seguito), la fine della seconda guerra mondiale, la povertà delle città del XXI secolo, la sei giorni di Parigi, la morte di Gandhi e tanti altri avvenimenti che grazie alla sua fotografia oggi conosciamo.

Gli appassionati di fotografia apprezzeranno senz’altro questa mostra che vuole evidenziare i diversi aspetti della fotografia di Bresson legati alle evoluzioni stilistiche della sua attività: l’interesse surrealistico o le riprese dall’alto, l’attenzione agli emarginati se non alla società del consumo etc.

Molto particolari sono le fotografie in cui vengono ritratti stracci o vestiti a simboleggiare un “erotico velato” forme misteriose senza significato così come le fotografie del “magico circostanziale“, ovvero del caso: l’incontro di circostanze che rivela qualcosa. Bresson andava alla ricerca di qualche piccolo evento casuale o coincidenza.
Qui di seguito l’esempio di un uomo che legge un giornale dietro una tenda annodata.
Mi hanno colpito anche le foto di folle, una piccola passione di Bresson per gli ammassi di gente, o per il lavoro rappresentato come un rapporto intricato e dipendente tra l’uomo e la macchina.
Inoltre mi hanno molto colpito le fotografie di bambini realizzate per il giornale Ce soir: una sorta di gioco-concorso in cui i genitori del bambino immortalato potevano vincere una somma di denaro se contattavano la redazione della rivista.

 

L’esposizione lascia spazio anche ad alcuni filmati, in particolare a brevi estratti del regista Renoir con il quale Bresson aveva collaborato.
La mostra si conclude con una serie di autoritratti dell’artista che nella parte finale della sua vita aveva ripreso a disegnare, così come aveva iniziato a fare all’inizio della sua carriera. Per Bresson “la fotografia è un gesto immediato mentre il disegno è una meditazione
Molto interessante il fatto che la mostra è aperta fino alle 22.00 dal giovedì alla domenica: un modo diverso di passare una serata, specie in questa stagione autunnale.
L’esposizione durerà fino al 25 gennaio 2015.

About the author

Daniele

Nato in Sardegna, ho vissuto a Firenze, Parigi, dove ho iniziato l'attività di blogger con "Un sardo a Parigi" e poi a Roma.
Dopo anni qua e là alla scoperta dell'Italia e di qualche località fuori dal bel paese, ho deciso di tornare in Sardegna per valorizzare e far conoscere la mia bellissima isola, il suo paesaggio, la sua storia e le sue tradizioni. Oltre alle diverse esperienze da vivere, in tutte le stagioni.

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