Il villaggio (un “archeodromo”) è stato costruito da Riccardo Chessa sulla base dei dati di scavi di alcune capanne che sono ritrovate in diverse zone dell’Italia. Invece di ricostruire un vero e proprio villaggio di una certa età preistorica Riccardo ha scelto di ricostruire una capanna per ogni diversa epoca senza togliere al visitatore il fascino di sentirsi realmente nella preistoria.
La prima è la ricostruzione di una capanna del bronzo antico ritrovata nel sito di Nola in provincia di Napoli e che contiene oggetti del bronzo medio. Questa capanna è la più grande e quella che fa più effetto: entrando si ha veramente l’impressione di fare un tuffo nel passato (e un po’ di paura che prima o poi salti fuori qualcuno con una lancia con punta in selce in mano…)!
La capanna è arredata con oggetti di uso quotidiano come cesti, pelli, un forno domestico e un telaio.
L’interno della prima capanna |
La seconda capanna invece è più antica e risale al tipo di abitazioni del neolitico. Più piccola, essa è ricostruita sul modello di una costruzione ritrovata a Passo di Corvo (FG).
|
La seconda capanna di età neolitica |
L’interno della seconda capanna |
La capanna etrusca |
C’è poi la capanna etrusca. Questa costruzione risale al periodo etrusco arcaico e fu ritrovata vicino a Massa Marittima vicino a Grosseto. Ovviamente questa è più evoluta tecnologicamente in quanto è coperta con tegole in argilla e l’ambiente interno è realmente più vicino a standard moderni (e’ un’abitazione per uomini e non per uomini e animali…).
Interno della capanna etrusca, particolare delle ceramiche rifatte secondo i metodi dell’epoca |
La Palafitta (a luglio il fiumiciattolo era a secco, sob) |
Il riparo del nomade (e un orso) |
Un dolmen e i menir artificiali |