Concludo la serie di post di quest’ ultima settimana iniziata con il racconto della gita Bosa e dei suoi dintorni, parlando di un’importante cattedrale medioevale.
La Chiesa di Santa Giusta prende il nome dal paese omonimo in cui si trova in provincia di Oristano.
Si tratta di una Basilica Romanica del XII secolo, costruita tra il 1135 e il 1145.
La chiesa si trova più in alto rispetto al livello del paese. Il territorio circostante infatti era in antichità pieno di paludi e per questo motivo i nuclei abitativi venivano impiantati nelle zone più alte.
Sotto la Chiesa infatti, sembrerebbe che ci siano i resti di un’antico nuraghe.
Si accede alla chiesa tramite una bellissima scalinata. Sulla facciata esterna si riconoscono i caratteri tipici dell’architettura romanica con forme pisane e influssi lombardi. Molto belle le decorazioni scultoree sui capitelli dei due pilastri del portale raffiguranti un leone e una leonessa.
L’
interno è molto affascinate e invita subito alla preghiera e alla meditazione. Esso è suddiviso in tre navate divise da colonne tutte diverse fra loro in quanto materiale di recupero ricavato da antichi edifici quali quelli della vicina
Tharros. La navata centrale è coperta da una bella capriata mentre quelle laterali da volte a crociera.
In fondo alla navata centrale si trova l’abside con un’apertura triforata molto luminosa. Davanti l’ampio presbiterio rialzato con l’altare al quale si accede da una semplice scalinata centrale; al di sotto una piccola cripta molto accogliente dove sono conservate le reliquie di S. Giusta e le sue amiche Giustina ed Enedina, anch’esse martiri.
Nella cripta si trova un’interessante Pietà del XIII secolo circa molto probabilmente ritoccata in tempi recenti.
Sulla navata laterale destra si aprono tre spazi aggiunti nel XVII secolo. Affianca il presbiterio la Sacrestia dove è conservato un dipinto seicentesco raffigurante le tre martiri e la statua lignea di Santa Giusta.
Altre due cappelle laterali, dedicate al Rosario e allo Spirito Santo, sono decorate con affreschi e ospitano attualmente diverse opere di interesse storico- artistico. Tra tutti ha attirato la mia attenzione il bellissimo crocifisso ligneo, probabilmente duecentesco. Le articolazioni di braccia e gambe, in pergamena, sembrerebbero essere state predisposte per il rito detto “S’Iscravamentu” ovvero un rito che viene rivissuto ogni venerdì santo in diversi paesi della Sardegna e che consiste nello “schiodamento” dalla croce e successiva deposizione.
Per tale rito il corpo del Cristo doveva essere quindi adattato sia alla posizione in croce si a quello supina.
Nella stessa cappella si trova un bellissimo Retablo del 1700 rappresentante diverse figure di santi tra cui spicca Sant’Antonio da Padova.
Un ulteriore crocifisso di periodo quattrocentesco (gambe piegate, maggiore studio anatomico del corpo) è altrettanto degno di nota, si trova sulla parte destra del presbiterio.
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